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Cresce la tensione attorno alla Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria diretta a Gaza che, secondo le previsioni, mercoledì 1° ottobre raggiungerà la cosiddetta zona “ad alto rischio”. Le imbarcazioni si trovano a meno di 250 miglia dalla costa, circa 500 chilometri da Gaza, e i promotori confermano la volontà di non fermarsi a eventuali intimazioni di arresto, perseguendo l’obiettivo di aprire un corridoio umanitario permanente.
Anche a Torino si guarda con attenzione all’evoluzione della vicenda. Il coordinamento cittadino “Torino per Gaza” ha già preannunciato un piano di mobilitazione nel caso in cui la Flotilla venga intercettata dal blocco navale israeliano. “Teniamoci pronti a bloccare tutto”, è il messaggio diffuso sui social, con l’invito a organizzare blocchi diffusi e un corteo.
Secondo quanto stabilito, in caso di stop alla missione l’appuntamento sarà per le 11 del giorno successivo davanti a Palazzo Nuovo, sede universitaria di via Sant’Ottavio. Da lì prenderanno avvio diverse azioni di protesta in città, fino a confluire in un corteo unitario previsto alle 18 in piazza Castello. “Più saremo, più sarà difficile fermarci”, affermano i promotori, che ribadiscono la necessità di mantenere alta la pressione.
Le mobilitazioni torinesi si inseriscono in un più ampio fronte nazionale: nelle ultime settimane si sono già registrati blocchi e manifestazioni in varie città, con iniziative di forte impatto anche nel capoluogo piemontese. Tra queste lo sciopero generale del 22 settembre, l’occupazione dei binari a Porta Susa il 24 e la marcia verso l’aeroporto di Caselle e la Leonardo S.p.a del 27 settembre, quando non sono mancati momenti di tensione con le forze dell’ordine.