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Anche monsignor Derio Olivero, Vescovo di Pinerolo, ha testimoniato oggi, 13 ottobre, nel processo a don Paolo Bianciotto, ex parroco della chiesa di Maria di Fatima, accusato di circonvenzione di incapace. Il sacerdote, 82 anni, secondo le indagini della Guardia di Finanza coordinate dal sostituto procuratore Francesco Pelosi, avrebbe approfittato della fragilità di alcuni fedeli per ottenere da loro donazioni per migliaia di euro.
Don Bianciotto è difeso dagli avvocati Wladimiro Lanzetti e Simone Chiappori, mentre una delle presunte vittime si è costituita parte civile con l’avvocata Anna Baldacci. Nonostante le accuse, alcuni parrocchiani continuano a sostenerlo, dichiarando di non voler riavere indietro il denaro versato.
Le indagini hanno inoltre evidenziato ammanchi per circa 300.000 euro dalle casse parrocchiali e oltre 100.000 euro da un’associazione gestita dal sacerdote. Tuttavia, per questo tipo di reati è necessaria una querela da parte del soggetto danneggiato, che nel caso specifico non è mai arrivata.
Davanti al giudice Riccardo Ricciardi, monsignor Olivero ha spiegato la scelta di non sporgere denuncia:
«Don Bianciotto è anziano e, per quanto ne so, non dispone di mezzi economici. Anche se venisse condannato, non andrebbe in carcere e non potrebbe risarcire la parrocchia. Per questo ho preferito non denunciarlo».
Il vescovo ha comunque adottato un provvedimento disciplinare, definendo il comportamento del sacerdote “eccessivo”:
«Riconosco che non è corretto chiedere offerte come ha fatto lui. L’ho rimosso dalla guida della parrocchia e l’ho inviato per quasi due anni in un centro di recupero a Biella. Ora celebra Messa solo in forma privata. Se sarà condannato, prenderò ulteriori provvedimenti».
Monsignor Olivero ha precisato di essere venuto a conoscenza della vicenda solo quando la Guardia di Finanza lo ha informato dell’inchiesta, dopo di che ha disposto un’indagine interna sui conti parrocchiali.
Durante l’udienza sono stati ascoltati anche altri fedeli che avrebbero donato al sacerdote fino a 25.000 euro ciascuno, di cui solo una parte è stata restituita.
Resta infine da chiarire che fine abbiano fatto i soldi. Don Bianciotto, presente in aula ma silenzioso, avrebbe utilizzato parte delle somme per coprire vecchi debiti e, in passato, avrebbe donato beni per circa 800.000 euro alla sua perpetua e alla famiglia di quest’ultima, tra cui case, negozi, un bar e un’automobile.
Il processo proseguirà a novembre.